Buone pratiche #29 – DSA

I DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) tendono a interferire con la vita quotidiana, compromettendo la prestazione e il successo scolastico dei bambini e dei ragazzi. Solitamente si manifestano in età evolutiva, con l’inizio della scuola elementare e non sono legati a un funzionamento mentale sotto la norma. Negli ultimi anni, vi è stato un incremento significativo delle diagnosi di casi di DSA: i dati del MIUR indicano che l’incidenza è passata dallo 0,7% (nell’anno scolastico 2010-2011) al 3,2% (nell’anno 2017-2018). Vi è accordo nel riconoscere l’origine neurobiologica del disturbo; sono però i fattori ambientali che aiutano a definire i DSA, così come il loro livello di compromissione. Tra i fattori più rilevanti c’è la familiarità, per questa ragione al momento della diagnosi si tiene conto della presenza di altri casi di DSA nel proprio nucleo familiare. I DSA si presentano frequentemente associati a disturbi emotivi e comportamentali. La comorbidità fra DSA e disturbi di tipo internalizzanti o esternalizzanti è del 25-50%, tra questi i più frequenti sono il disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (ADHD), il Disturbo oppositivo-provocatorio e i Disturbi Specifici del Linguaggio. I soggetti con DSA mostrano difficoltà specifiche nell’acquisizione e utilizzo di una (o più) delle funzioni di lettura, scrittura e calcolo, motivo per il quale vengono distinti in base alle funzioni che risultano deficitarie in:
  • Dislessia: difficoltà ad effettuare una lettura accurata e/o fluente. Nei primi anni del percorso scolastico il bambino può manifestare difficoltà a riconoscere le lettere dell’alfabeto, ad imparare la corrispondenza fra grafemi e fonemi. La dislessia consiste nell’incapacità di riprodurre il linguaggio con la velocità e le abilità normali che un soggetto dovrebbe avere in relazione all’età.
  • Disortografia: difficoltà a scrivere correttamente da un punto di vista ortografico. Il bambino presenta difficoltà nell’applicare le regole di conversione dal suono alla parola scritta e quindi a riconoscere i suoni che compongono la parola. Spesso insorge come conseguenza della dislessia, ma può manifestarsi anche in maniera isolata.
  • Disgrafia: difficoltà nella componente esecutiva e grafo-motoria (scrittura poco leggibile). Il bambino presenta difficoltà a scrivere in modo fluido, veloce ed efficace.
  • Discalculia: difficoltà nel calcolo e nel concetto di numero. Il bambino fatica a legare un numero a una situazione di vita reale e mostra difficoltà a ricordare i numeri, oltre che ad automatizzare alcuni compiti numerici e di calcolo (ad esempio il bambino ha difficoltà ad apprendere le tabelline oppure usa le dita per fare i calcoli).
Affinché venga effettuata una diagnosi di DSA è necessario che il soggetto valutato da un’equipe specialistica composta da neuropsichiatra infantile, psicologo e logopedista. Dai test effettuati ai bambini con DSA dovrebbe emergere un quoziente intellettivo nella media (o superiore alla media) e almeno due prove diagnostiche al di sotto della norma. La diagnosi di DSA viene di solito eseguita solo al termine del secondo anno della scuola primaria. Le difficoltà si manifestano infatti quando le richieste scolastiche che coinvolgono le abilità carenti vanno oltre un certo livello di capacità individuale. Solitamente sono i docenti ad accorgersi delle difficoltà dei loro studenti e dunque suggerire alle famiglie un approfondimento specialistico. I genitori sono confusi e spesso tendono ad associare le difficoltà ad uno scarso impegno o insufficiente esercizio del figlio. Di conseguenza il bambino si sente demotivato, inadeguato e poco compreso; questo può andare a influire sulla sua autostima. È quindi fondamentale una diagnosi precoce che consenta di trattare adeguatamente tale disturbo. Strategie compensative e dispensative dovrebbero permettere al bambino di riacquisire una maggior consapevolezza delle proprie capacità e facilitare il suo successo negli apprendimenti.
Torna su